mercoledì 31 ottobre 2012

Il Fantasma dell'Opera


 

Il Fantasma dell' Opera (The Phantom of the Opera) è la trasposizione cinematografica dell'ominoino musical teatrale composto da Andrew Lloyd Webber, tratto a sua volta dal romanzo di Gaston Leroux.








Il visconte Raoul de Chagny e Meg Giry, ormai anziani, stanno assistendo all'asta pubblica nell'opera di Parigi quando il battitore chiama l'articolo 665, un carillon con sopra una scimmietta risalente all'epoca in cui loro due lavoravano nel teatro e sentivano parlare della leggenda del Fantasma.
Con un flashback, si passa nel 1870, nel teatro dell'Opera Populaire, proprio durante le prove generali dell'Annibale, interpretato dalla cantante italiana Carlotta Giudicelli e dal cantante Ubaldo Piangi. Il Fantasma (interpretato dal Gerard Butler) dà il benvenuto ai nuovi gestori del teatro, Andrè e Firmin, e fa innervosire Carlotta, che abbandona il posto. A rimpiazzare la famosa cantante viene chiamata la giovane ballerina Christine Daaè (interpretata da Emmy Rossum), che, aiutata da un maestro a lei sconosciuto (si rivelerà poi essere il fantasma stesso), canta la famosa aria Pensami come se fosse una cantante professionista. Christine crede che il fantasma sia un angelo della musica inviato dal padre defunto per insegnarle l'arte del canto. Il successo le arride immediatamente e Raoul, padrone del teatro e amico d'infanzia di Christine, invita a cena la giovane, ma questa viene chiusa nel suo camerino dal Fantasma che la conduce successivamente nel suo antro, nei sotterranei del teatro. Christine è soggetta sia al fascino sensuale del fantasma che all'amore ingenuo per Raul.









Christine ritorna e il Fantasma la vuole come protagonista de Il Muto, ma i gestori del teatro si ostinano a far cantare la Giudicelli. Il fantasma, spazientito, la costringe quindi a lasciare nuovamente la scena.

Christine vuole fuggire, ma Raoul la utilizzerà come esca per tendere una trappola al Fantasma durante l'allestimento del Don Giovanni Trionfante. Il fantasma, che viene smascherato e si rivela una creatura dall'aspetto orrido (presenta delle ustioni), rapisce Christine: l'uomo, a causa di una deformità del viso, si era costretto a vivere nei sotterranei dello stabile, non volendo rinunciare, però, all'amore della sua vita, ossia il teatro. Nel corso della vicenda imprigiona anche Raoul ma, per amore della ragazza, lascia andare i due giovani alla loro vita e si dà alla fuga.





Immagini dal web


Il film si conclude con il visconte che porta sulla tomba di sua moglie Christine un carillon a forma di scimmietta (filo conduttore della storia) e trova una rosa rossa listata a lutto (simbolo, insieme alla maschera bianca, del Fantasma) e l'anello che quest'ultimo le aveva donato ma che ella aveva restituito prima di lasciare il suo regno oscuro insieme a Raul: il Fantasma vive ancora, e nemmeno la morte può mettere fine al suo amore per Christine. (fonte Wikipedia)
 
La musica ha, ovviamente, un ruolo fondamentale in questo film. Nella colonna sonora, una delle canzoni più belle è "All I ask of You" che potete ascoltare cliccando qui
 
 
In letteratura e nel cinema, le storie d'amore nelle quali uno dei protagonisti (o entrambi) non è un essere umano, oppure appartiene ad un'altra dimensione, sono molte. Tra le più note, mi vengono in mente Mina e Vlad (Dracula), La Bella e La Bestia (Disney), Isabeau ed Etienne (Ladyhawke),  Maggie e Seth (City of Angels) fino al più recente Twilight con Bella ed Edward. 
 
 
Vi auguro un piacevole e lungo week end....noi ci ritroviamo settimana prossima.
Un abbraccio a tutti
Laura
 
 
 

lunedì 29 ottobre 2012

Cioccolato....le stampe vintage

 
 
Buongiorno amici!
 
per proseguire in dolcezza il tema dell'ultimo post, in rete ho trovato queste pubblicità vintage delle marche più note di cioccolato. Alcuni manifesti erano vere e proprie opere d'arte rispetto a quelli a cui siamo abituati oggi, non trovate?
In un ambiente shabby chic sono un ottimo complemento d'arredo, ma anche in uno stile moderno donano, secondo me, quel tocco retrò che non guasta...
 
 
 
Titolo: Chocolat Au Lait Caillers





Titolo: Cadbury's Dairy Milk Chocolate Bars





Titolo: Chocolat Au Lait Fuchard
Artista: Leonetto Cappiello





Titolo: Chocolat Suchard





Titolo: Chocolat Bonatti



Vi auguro un buon inizio settimana :-)
Alla prossima,
Laura



 
 
 
 
 
 
 

giovedì 25 ottobre 2012

Un'arte da gustare

 
 
 
Questo post, un pò diverso dagli altri, delizierà molti di voi :-)
Lo scorso week end, una nota azienda produttrice di cioccolato e caramelle, ha organizzato "Choco Festival", un evento durato due giorni durante il quale era possibile non solo assaggiare, ma anche realizzare le tavolette secondo i propri gusti:
al cocco, alle merighette, ai biscottini e alle nocciole.
 
Potevo perdermi un evento simile? Certo che no ^^
Nella mia zona, le aziende che lo producono sono tre, di cui una nella vicina Svizzera.
Quindi....ho solo l'imbarazzo della scelta...
 
 
 
 
 

 
 
 
Considerato - insieme al miele - il cibo degli dei, le sue origini sono molto antiche: i primi agricoltori che iniziarono la coltivazione della pianta del cacao furono i  Maya e gli Aztechi intorno all'anno 1000 a.C.
 
 
 
 






Ho potuto conoscere la storia dell'azienda, grazie al museo interno e alle guide con costumi d'epoca che descrivevano il ciclo di produzione, partendo dal baccello con le fave di cacao fino al confezionamento vero e proprio.
























Il punto più frequentato erano le fontane di cioccolato, dove una simpatica signora ci offriva le cialde con cioccolata calda....


























Uno dei miei libri preferiti, con golose ricette, è senza dubbio "Chocolat" di Joanne Harris, da cui è stato tratto l'omonimo film. E' martedì grasso quando nel piccolo paese di Lansquenet arrivano Vianne Rocher (nel film interpretata da Juliette Binoche) e sua figlia Anouk. La donna è simpatica, sexy e misteriosa, forse l'emissaria di potenze superiori: non solo non frequenta la chiesa ma socializza con un gruppo di zingari, tra cui Roux, il loro leader (interpretato da Johnny Depp). La "Celeste Praline", la cioccolateria che apre in paese, diverrà dapprima un elemento di disordine, in seguito motivo di gioia per l'intero villaggio.











Se posso, vi consiglio il cioccolato al peperoncino, merita davvero ^^
Alla prossima!!
Laura






venerdì 19 ottobre 2012

Nella rete


 
 
Buongiorno amici e buon venerdì,
 
Grazie ad internet e al blog, ho avuto la possibilità di incontrare molti amici e amiche: nei momenti belli, e in quelli brutti, c'è sempre la parola d'incoraggiamento e di conforto di "quella persona lontana fisicamente, ma vicina nel cuore".

Le persone da ringraziare sono molte, per l'amicizia, per l'affetto, per il solo fatto di esserci e non vorrei dimenticare nessuno, ma i vostri nomi sono nel mio cuore.
A voi che leggete sono dedicate le parole che seguono....
 
 
 

  
 
 
"Ho conosciuto più persone nuove attraverso la rete, da qualche anno in qua, che in qualsiasi altro modo. Alcuni di questi incontri si sono trasformati in vere amicizie. Non tutti direttamente. Attraverso la rete ho conosciuto qualcuno, tramite quella persona poi incontrato qualcun altro... ma è nella rete l’origine, la scoperta. Può essere chi abita lontano (per vederci di persona occorre un viaggio); oppure è vicino, a pochi passi da casa mia, ma non lo sapevamo.

Capita ogni tanto di ragionare insieme su questo modo di conoscersi. Il tema, per molti aspetti, è affascinante.

Incontriamo una persona che non possiamo vedere né toccare. Prima di vederla fisicamente ne conosciamo i pensieri, il carattere, il temperamento. Nasce un rapporto, un reciproco interesse, uno scambio di pensieri e di emozioni; cresce il desiderio di incontrarsi; e un giorno, finalmente, ci si vede. La domanda rituale è «quanto sono diverso da come mi immaginavi?»

Insomma il cammino è al contrario di quello abituale: conosciamo prima l’anima, poi il corpo.

Non è vero che se prima ci si vede, e poi ci si parla, ci si conosce meglio. Spesso l’incontro fisico è deviante; nasconde o rallenta l’incontro con l’anima e con la mente. Ci sono persone che si vedono da vent’anni, magari condividono lo stesso letto, e non si conoscono bene. Non è solo menzogna la frase classica degli infedeli: «mia moglie (o mio marito) non mi capisce». La vicinanza fisica non è necessariamente dialogo e comprensione; può addirittura diventare un ostacolo.







 

Succedono, in rete, cose curiose e interessanti. Ci sono persone che nei loro messaggi mi hanno parlato di sé con grande sincerità, condividendo emozioni, confessando dubbi e sentimenti che probabilmente esiterebbero a dirmi se fossimo fisicamente nella stessa stanza. L’assenza del corpo fisico tante volte non allontana, ma avvicina; come se spogliarsi delle difese nel mondo apparentemente astratto delle parole fosse meno imbarazzante, meno rischioso di quando ci si guarda negli occhi.

C’è una specie di magia in questo incontro di anime libere, che solo dopo si incarnano. Quando incontriamo fisicamente la persona ne abbiamo già un’immagine interiore; il nostro modo di percepirla è diverso, perché nel momento in cui vediamo il "fuori" sappiamo già qualcosa del "dentro".

Non voglio dire che incontrarsi prima in rete sia sempre meglio che incontrarsi prima di persona. Qualche volta l’esperienza è più vera e più ricca; qualche volta no. Ma non è un modo debole o poco umano di incontrarsi, come pensa chi non ha pratica della rete.

Senza dubbio è un’esperienza nuova e interessante. È straordinario quanto una persona possa rivelare di sé con il suo modo di esprimersi, di reagire, di dialogare o di tacere. È affascinante scoprire carattere, stile, personalità di qualcuno che non abbiamo mai visto; e poi verificare, quando ci si incontra, quanto la nostra immagine corrispondeva alla realtà. Di solito, non si sbaglia. L’aspetto fisico talvolta può sorprenderci, ma quasi sempre il carattere e la personalità sono proprio come li avevamo percepiti.

Mi sembra che questo percorso sia un salutare rimedio a una certa tendenza a dare troppa importanza alle apparenze. Un po’ per il culto esagerato e diffuso dell’aspetto fisico, un po’ per l’effetto della televisione, viviamo in una cultura dell’immagine; si rischia spesso di pensare che una persona sia ciò che sembra, che l’apparenza fisica, perfino il modo di vestire o di addobbarsi, siano l’identità.



Forse un giorno la rete perderà la sua magia. Forse quando avremo larghezze di banda infinitamente superiori a quelle di oggi ci incontreremo in video; l’apparenza riprenderà il dominio, in forma anche più perversa, perché un’immagine trasmessa è necessariamente qualcosa di più costruito di una presenza fisica tangibile.
 
 
 

 
 
 

Ma finché continueremo a incontrarci per mezzo di parole e pensieri, potremo disporre di questo percorso straordinario, conoscere prima l’anima, poi il corpo. E anche poi scegliere, secondo il caso, che cosa preferiamo dirci di persona o per telefono e che cosa invece scriverci.

Questa non è una cosa del tutto nuova. La storia è piena di amici e di amanti che pur vedendosi spesso si mandavano lettere e messaggi. Quante volte due innamorati, anche se si vedono tutti i giorni, sentono il bisogno di scambiarsi foglietti e bigliettini? Ma l’abitudine di scrivere stava scomparendo, in un mondo pieno di telefoni. Con la rete l’abbiamo riscoperta. Spesso scriviamo cose semplici, anche sciocche; scherziamo o parliamo di nulla. Che male c’è? E’ un modo per unire le nostre anime, condividere pensieri, che ha un valore in sé, anche indipendentemente dai contenuti.

Probabilmente è questo il motivo principale per cui mi piace essere in rete: è un modo in più per essere umani."



 
(Giancarlo Livraghi)                                                                                          Gennaio 1997
 


  

 
 
immagini dal web
 
 

lunedì 15 ottobre 2012

Autunno....

 
 
 
 
 
John Everett Millais
Autumn leaves
1855
 
 
 
 
 

Se tu dovessi venire in autunno
mi leverei di torno l'estate
con un gesto stizzito ed un sorrisetto,
come fa la massaia con la mosca.

Se entro un anno potessi rivederti,
avvolgerei in gomitoli i mesi,
per poi metterli in cassetti separati -
per paura che i numeri si mescolino.

Se mancassero ancora alcuni secoli,
li conterei ad uno ad uno sulla mano -
sottraendo, finchè non mi cadessero
le dita nella terra della Tasmania.

Se fossi certa che, finita questa vita,
io e te vivremo ancora,
come una buccia la butterei lontano
e accetterei l'eternità all'istante.

Ma ora, incerta della dimensione
di questa che sta in mezzo,
la soffro come l'ape-spiritello
che non preannuncia quando pungerà.

(Emily Dickinson)
 
 
 
 
 



martedì 2 ottobre 2012

Dipingere i sogni

 
 
 
 
 
immagine via web



"Io sogno i miei dipinti e poi dipingo i miei sogni" è forse la frase di Van Gogh che amo di più.
Il sogno, e poi la creazione che rende il sogno reale. Cosa c'è di più bello che poter vedere e toccare ciò che fino a ieri era nella nostra immaginazione? Un quadro....per chi dipinge, ma anche un brano musicale, una ricetta, un libro....un bambino.
Parte tutto da lì, dalla nostra mente. Metterlo in pratica è la parte più difficile, richiede molta volontà, soprattutto se le persone intorno a noi non ci sostengono e, magari, ci ostacolano.
Ma se noi crediamo nei nostri sogni, come dico sempre, prima o poi si avverano.
Alla prossima!

Laura